Atterrare al Marconi nelle prime ore del mattino è un piccolo rito. Le luci arancioni sulla pista, l’Appennino che si intravede sullo sfondo, l’aria fredda che entra appena si apre il portellone. Poi, all’improvviso, il brusio del terminal: trolley che sfrecciano, annunci in italiano e in inglese, il profumo di caffè che arriva dai bar aperti già all’alba. Non sembra l’immagine di un aeroporto “di provincia”, e infatti non lo è più.
Sommario
Il risveglio di un gigante emiliano
L’aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna sta vivendo una stagione di crescita impetuosa. I numeri di novembre 2025 parlano chiaro e raccontano molto più di una semplice impennata statistica: raccontano un territorio che si muove, una regione che attrae, un’Italia che – almeno qui – vola sempre di più. E dietro ogni cifra c’è una storia: chi parte per lavoro, chi torna a casa, chi si regala un weekend in una città europea solo perché adesso è a poche ore di volo.
Un novembre da 775.427 passeggeri

Nel solo mese di novembre, il Marconi ha registrato 775.427 passeggeri, con un balzo del +9,4% rispetto allo stesso mese del 2024. Non un rimbalzo casuale, ma una crescita solida, costante, che conferma la scia positiva degli ultimi anni. Per capirci: quasi l’equivalente dell’intera popolazione di Bologna che, nel giro di trenta giorni, entra ed esce dal terminal tra partenze e arrivi.
La fotografia di novembre 2025 è nitida. I movimenti degli aeromobili sono stati 5.520, in aumento del +5,7% rispetto all’anno precedente: più decolli, più atterraggi, più rotte che si incrociano nel cielo sopra la pianura. Il cargo ha invece rallentato leggermente, con 3.683 tonnellate di merce movimentata e una flessione dell’1,0%: un piccolo segnale che ricorda come i cicli economici non viaggino sempre alla stessa velocità dei passeggeri.
| Dati di traffico – Novembre 2025 | |
| Passeggeri | 775.427 |
| Movimenti aeromobili | 5.520 |
| Merci trasportate (tonnellate) | 3.683 |
Dietro le cifre: cosa raccontano questi numeri
775 mila persone in un mese significano terminal affollati, ma anche bar che lavorano, taxi che non stanno fermi, treni e navette pieni. Significa più lingue ascoltate in coda ai controlli, più mappe aperte sullo smartphone, più cartine stropicciate nelle mani dei turisti curiosi. L’aeroporto non è soltanto un’infrastruttura: è una lente d’ingrandimento sulla vitalità di una città.
Il giorno più intenso? Lunedì 3 novembre: 34.565 passeggeri in arrivo o in partenza. Un lunedì qualunque trasformato in una piccola maratona logistica. Immaginate file di persone ancora assonnate, chi con il cappotto aperto e la sciarpa stropicciata, chi già al telefono con il collega all’estero, chi stringe il passaporto come fosse un biglietto d’ingresso a una nuova vita. Un flusso continuo, quasi ipnotico.
Internazionale batte nazionale

Il dato forse più interessante è il confronto tra voli nazionali e internazionali. A novembre 2025 i passeggeri sui voli internazionali sono stati 598.670, con una crescita del +10,7% rispetto a novembre 2024. Un fiume di persone che punta fuori dai confini italiani, verso l’Europa e oltre. I voli domestici, comunque in salute, hanno trasportato 176.757 passeggeri, pari a un +5,1% sullo stesso mese dell’anno precedente.
| Passeggeri per tipologia di volo – Novembre 2025 | ||
| Tipologia | Passeggeri | Var. su nov. 2024 |
| Voli internazionali | 598.670 | +10,7% |
| Voli nazionali | 176.757 | +5,1% |
È come se il Marconi avesse allungato il braccio ancora un po’ più in là, toccando sempre più città europee con collegamenti diretti. I dati di traffico, elaborati e resi facilmente consultabili dal portale Europefly specializzato nei voli diretti in Europa, mostrano un disegno preciso: la domanda di collegamenti internazionali cresce più in fretta di quella interna. Erasmus, trasferte veloci, famiglie sparse tra Paesi diversi, weekend in capitali che fino a pochi anni fa sembravano lontane: tutto converge qui.
Chi abita tra Bologna, la Romagna e parte della Toscana lo sa bene: oggi è spesso più semplice e immediato volare verso una capitale europea che raggiungere in treno alcune città italiane meno collegate. Una contraddizione solo apparente, che però spiega in parte perché, non solo l’Italia ma anche l’Europa intera, guardi sempre di più al Marconi come a un punto di snodo.
Le mete più amate di novembre

Se chiedete alle persone in partenza dove stanno andando, le risposte di novembre compongono una mappa precisa. Le destinazioni preferite del mese, in ordine, sono state: Catania, Tirana, Barcellona, Madrid, Parigi Charles de Gaulle, Istanbul, Palermo, London Heathrow, Bucarest Otopeni e Amsterdam. Un mix di Sud e Nord, di mare e metropoli, di radici familiari e fughe urbane.
- Catania – È il ponte aereo naturale tra l’Emilia e la Sicilia. Qui passano studenti fuorisede che tornano a casa per un fine settimana, nonni che rivedono i nipoti, lavoratori pendolari fra Nord e Sud. Lo senti dalle valigie piene di prodotti tipici, su e giù per la penisola.
- Tirana – Cresce di anno in anno, sospinta da una comunità albanese forte e radicata. Non è solo traffico “di ritorno”: sempre più italiani vanno a scoprire la città, incuriositi dalle foto colorate che circolano sui social.
- Barcellona – La classica fuga di tre giorni: Ramblas, tapas, mare anche d’inverno. In coda all’imbarco riconosci gli amici in gita dal numero di zaini, e dalle risate un po’ troppo forti del gruppo.
- Madrid – Per qualcuno è lavoro, per altri è il fascino dei musei e delle notti infinite. Un volo serale, un panino al volo in aeroporto, e poi via verso la capitale spagnola.
- Parigi Charles de Gaulle – Non solo romanticismo: è una porta su mezzo mondo, grazie alle coincidenze intercontinentali. Molti passeggeri fanno semplicemente scalo, con la fretta negli occhi e il boarding pass già pronto per il prossimo volo.
- Istanbul – Profumi di spezie solo immaginati, finché non ti ritrovi davvero tra i bazar. La rotta dal Marconi è il filo sottile che unisce Bologna a una delle città più affascinanti al mondo.
- Palermo – Un altro ponte verso il Sud, fatto di ritorni, rientri, e lunghe tavolate di famiglia già programmate mentalmente mentre si è ancora in volo.
- London Heathrow – Il regno dei pendolari internazionali: consulenti, ricercatori, lavoratori del settore tech. In fila ai controlli di sicurezza riconosci chi va a Londra dal trench e dal laptop sempre aperto.
- Bucarest Otopeni – Traffico eterogeneo: famiglie, lavoratori, nuovi flussi turistici. Un corridoio sempre più frequentato tra l’Emilia e la Romania.
- Amsterdam – La città delle biciclette e dei canali, ma anche uno dei principali hub europei. Qui passano tanto i ragazzi che vanno a trovare un amico in Erasmus, quanto chi vola poi verso il Nord del mondo.
Un giorno qualsiasi, 34.565 storie
Torniamo per un istante a quel lunedì 3 novembre, il giorno più trafficato del mese. Entrando al terminal partenze, poco dopo le sette del mattino, l’aria è già densa di voci. C’è chi si è svegliato prima dell’alba e chi non ha praticamente dormito. I carrelli della pulizia si incrociano con i trolley dei passeggeri in ritardo, le ruote sfregano sul pavimento lucido, il rumore si mescola ai “ping” degli annunci.
Un bambino si ferma davanti al grande vetro che dà sulle piste, incollato con il naso al vetro, e chiede al padre dove vada quell’aereo che sale piano nel cielo grigio. Poco più in là, una ragazza controlla ossessivamente la carta d’imbarco sul telefono, mentre tiene il passaporto nella mano opposta come se potesse volare via da un momento all’altro. In quel lunedì qualsiasi, 34.565 persone hanno attraversato la stessa porta girevole, eppure nessuno ha fatto lo stesso viaggio.
Oltre i passeggeri: movimenti e cargo
Dietro l’aumento del numero di passeggeri ci sono anche i movimenti aerei: 5.520 tra decolli e atterraggi nel mese di novembre, +5,7% rispetto al 2024. Non sono solo numeri astratti: significano più slot da gestire, più coordinamento tra torre di controllo, scali, handler, compagnie. Ogni atterraggio è una coreografia complessa che deve incastrarsi con quella successiva, senza margini di errore.
Il settore cargo, al contrario, rallenta leggermente. Le 3.683 tonnellate movimentate con un calo dell’1,0% ricordano che il traffico merci obbedisce a logiche diverse: cicli economici globali, prezzi dei carburanti, rotte alternative. Per il passeggero medio questo resta invisibile, ma non per chi lavora in aeroporto: i grandi container che scorrono silenziosi sui piazzali raccontano un’altra geografia, quella delle merci che viaggiano di notte mentre i viaggiatori dormono.
Come cambia l’esperienza del viaggiatore
Una crescita così marcata non resta senza effetti sull’esperienza concreta di chi vola. Da un lato più destinazioni, più orari, più possibilità di costruirsi il proprio itinerario ideale. Dall’altro, inevitabilmente, più code ai controlli di sicurezza nelle ore di punta, più difficoltà a trovare un tavolino libero per mangiare un panino in partenza, più voci che rimbalzano sulle pareti del terminal.
Chi frequenta il Marconi da anni, nota differenze sottili: il flusso alle partenze, i monitor pieni di destinazioni che un tempo non c’erano, la quantità di lingue diverse che si ascoltano in pochi metri quadrati. L’aeroporto non è più solo “il posto da cui si parte per le vacanze”, ma, una sorta di piazza globale dove ci si incontra al volo per un caffè tra due voli, dove si incrociano studenti con lo zaino e manager con il trolley ultraleggero.
- Più rotte dirette – Avere un volo diretto significa ridurre scali, attese, imprevisti. È come prendere un treno regionale rispetto a tre cambi di autobus: meno stress, più controllo sul proprio tempo.
- Nuovi orari – L’aumento dei movimenti porta spesso a un ventaglio più ampio di partenze al mattino presto e rientri serali. Un vantaggio per chi va e torna in giornata per lavoro, anche se implica qualche sveglia alle 4.30.
- Un hub personale – Per molti residenti dell’Emilia-Romagna il Marconi è diventato l’hub personale: da qui si raggiunge il resto del mondo, con la stessa naturalezza con cui si prende il bus per andare in centro.
- Servizi che si moltiplicano – Più passeggeri significano anche più ristoranti, negozi, servizi. Non sempre tutto è perfetto, a volte si formano code impreviste, ma la sensazione è di un luogo in continua trasformazione.
Bologna porta d’Italia (e d’Europa)

C’è un momento preciso, quando si atterra al Marconi in una sera d’inverno, in cui il finestrino si riempie di luci gialle e rosse e la città compare di lato, appena oltre le piste. È in quell’istante che si capisce perché questo aeroporto sia diventato così centrale: perché Bologna è davvero un crocevia. Non enorme come i colossi mondiali, ma abbastanza grande da tenere insieme tanti mondi diversi.
Per chi arriva da fuori, Bologna non è solo un punto sulla mappa ma, una promessa di sapori – tortellini, mortadella, lasagne – e di arcate che si perdono sotto i portici. Per chi parte, il Marconi è la soglia tra il quotidiano e l’altrove: un corridoio brillante di luci al neon, porte automatiche che si aprono di continuo, il ronzio cupo dei carrelli bagagli in lontananza.
La crescita di novembre 2025, con quel +9,4% di passeggeri rispetto al 2024, è impressa nelle statistiche e nei grafici, ma si sente soprattutto nelle piccole cose: nel barista che dice di non avere più un minuto libero nelle ore di punta, nel tassista che racconta di corse sempre più frequenti all’alba, negli addetti ai controlli che imparano ogni giorno una parola nuova in una lingua diversa. E poi, a sorpresa si scopre, che dietro ogni decollo del Marconi c’è un pezzo di futuro che prende forma qualche chilometro sopra la città.





