Emilia-Romagna, dove il tempo racconta i borghi

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Emilia-Romagna, dove il tempo racconta i borghi

Un viaggio lento tra torri, campanili e orologi nel cuore della Rete delle Pro Loco di Bologna Est

C’è un angolo d’Italia dove il tempo non corre, ma si svela lentamente, raccontando storie. Tra colline e pianure che abbracciano l’area a est di Bologna, questo territorio custodisce torri, campanili e quadranti di orologi che diventano voce del passato: incisioni nella pietra, motti da decifrare e antichi ingranaggi che ancora scandiscono il ritmo delle giornate. L’itinerario, che attraversa Ozzano dell’Emilia, Medicina, Castel Guelfo, Castel San Pietro Terme, Dozza, Mordano, Imola, Casalfiumanese, Borgo Tossignano e Castel del Rio, è un invito a rallentare e lasciarsi sorprendere da una meridiana che gioca con la luce o un orologio un po’ scolorito ma ancora fiero nel segnare le ore.

Per vivere appieno l’esperienza, il consiglio è di dedicarvi almeno una giornata, meglio ancora due. Quando? Sempre. Ogni stagione regala infatti un’atmosfera diversa: la luce chiara della primavera, i colori intensi dell’autunno, il silenzio ovattato dell’inverno o la vivacità dell’estate. Quello tra i borghi della Rete di Bologna Est non è solo un percorso geografico, ma un’esperienza culturale che unisce storia, paesaggio e tradizioni. Un viaggio da vivere in autonomia, ma anche — per chi lo desidera — con il prezioso supporto delle Pro Loco che, contattate, saranno entusiaste di fornire consigli e organizzare itinerari su misura e visite guidate.

Con Castel San Pietro Terme come capofila, la Rete delle Pro Loco di Bologna Est (per informazioni Pagina Facebook) promuove il turismo di prossimità e valorizza il territorio attraverso eventi e iniziative condivise. Una realtà in crescita, che lavora ogni giorno per rendere questi luoghi sempre più accoglienti e tutti da scoprire. Buona passeggiata (qui suggerita in ordine alfabetico)!

Borgo Tossignano: tra guglia e ingranaggi

Nel cuore delle colline dell’Appennino, Borgo Tossignano si apre con il suo centro storico raccolto e tranquillo. Qui spicca un campanile dal profilo insolito: quello della chiesa di San Bartolomeo Apostolo, torre cilindrica in mattoni a vista, sormontata da una guglia rifatta nel 1853 dopo essere stata colpita da un fulmine. Il tempo si misura ancora con l’antico orologio meccanico, voluto a metà Ottocento dall’arciprete Benati, che silenzioso e discreto, accompagna le giornate senza fretta, come le cose fatte per durare.

Campanile della chiesa di San Bartolomeo Apostolo, Borgo Tossignano – (Foto © Sonja Vietto Ramus)

Casalfiumanese: la rinascita dell’orologio civico

A pochi chilometri di distanza, Casalfiumanese si distingue per la sua Torre Civica, un tempo porta d’ingresso del paese, poi trasformata in orologio pubblico. Ricostruita alla fine dell’Ottocento, custodiva un meccanismo di cui si è perso però il nome dell’autore. Danneggiata gravemente nel 1945, durante uno degli ultimi bombardamenti della guerra, è stata in seguito ricostruita riprendendo l’aspetto originario. L’orologio ottocentesco, oggi mosso da un sistema elettronico moderno, conserva ancora il suo ingranaggio storico.

Torre Civica, Casalfiumanese – (Foto © Sonja Vietto Ramus)

Castel del Rio: dove il tempo si fa pietra

Tra boschi e castagneti, Castel del Rio, affacciato sulla strada Montanara (SP610), conserva un fascino antico. Qui ogni rintocco sembra un’eco del passato, tra Medioevo e Rinascimento. Nel cuore del borgo alidosiano, la chiesa di Sant’Ambrogio Vescovo, affacciata su Piazza della Repubblica, custodisce secoli di fede e trasformazioni, dal 1078 sino alle eleganti ristrutturazioni del Novecento. Accanto, il campanile in pietra arenaria e mattoni, eretto tra il 1876 e il 1887 su progetto dell’architetto Brighenti, svetta, con il suo orologio, come sentinella del tempo sacro. Un luogo in cui l’architettura parla, tra colonne solenni e volte a botte.

Castel Guelfo di Bologna: il Campanazzo e la Galleria della Meridiana

Nel borgo guelfese, il Campanazzo, antico cassero della rocca, si affaccia verso Bologna e il centro storico, impreziosito da un orologio della ditta Trebino. Questo meccanismo ha sostituito il precedente, risalente agli anni ’40, realizzato dalla storica azienda italiana Melloncelli e Figli e oggi custodito nel vicino Palazzo Malvezzi-Hercolani, sede del municipio. A sua volta, quell’orologio aveva preso il posto di un modello ancora più antico, risalente agli inizi del Novecento. Poco distante, in Piazza XX Settembre, la Galleria della Meridiana sorprende i visitatori con un affascinante meccanismo a ombra: una meridiana dipinta sull’arco di un portico residenziale che scandisce il tempo seguendo il percorso del sole.

Castel Guelfo – (Foto © Sonja Vietto Ramus)

Castel San Pietro Terme: due torri e tre orologi

Borgo medievale fondato nel 1199 per volontà dei bolognesi come avamposto militare, Castel San Pietro Terme mostra il tempo in molteplici forme. Sulla torre del Palazzo dell’ex Pretorio si ammira un quadrante collegato, dal 1871, all’orologio di Camillo Franchini. Il meccanismo, aggiornato nel 2002 dalla storica azienda di maestri orologiai Trebino, unisce storia ed eleganza. Più in alto, alla Torre del Cassero, si trova un altro orologio pubblico, opera del 1867 di Antonio Franchini, sostituito poco dopo il 1960 con un più moderno strumento di misurazione del tempo realizzato, anch’esso, dalla Trebino. Nel 2004, al posto di quest’ultimo è stata installata una centralina elettronica radio. In Piazza Acquaderni, il tempo si legge invece con la luce grazie a un gioiello solare disegnato nel 2002 dallo gnomonista bolognese Giovanni Paltrinieri, con quadrante gotico e motto latino.

Meridiana in Piazza Acquaderni, Castel San Pietro Terme – (Foto © Sonja Vietto Ramus)

Dozza: meridiane, arte e vino

Nel borgo dipinto di Dozza, alle porte di Imola, il tempo è scritto sui muri. In Piazza Zotti, una meridiana del 1983, a firma di Angelo Brazzi, invita a un brindisi con la frase dialettale “L’é ôra ’d bê e bé” (“è sempre tempo di bere e bene”), omaggio al vino locale e alla vita semplice. In Via De Amicis un’altra, eseguita da Enrico Manelli, dialoga con l’arte urbana del centro abitato. Tra il municipio e la chiesa dell’Assunzione, l’Arco dell’Orologio custodisce un antico esemplare ottocentesco, restaurato e ancora in funzione grazie al meccanismo nel campanile. In frazione Toscanella, nella chiesa di Santa Maria del Carmine, la torre campanaria ospita un orologio meccanico del 1929, segno di un rifacimento importante dell’edificio.

Campanile della chiesa di Santa Maria del Carmine, Dozza, frazione Toscanella – (Foto © Sonja Vietto Ramus)

Imola: il tempo in mostra

Nella città della Rocca Sforzesca, dove la pianura incontra le dolci ondulazioni delle colline, il tempo si svela con l’orologio della torre del Palazzo Comunale, riportato allo splendore nel 2023 grazie al restauro dell’orologiaio Andrea Palmieri. Il meccanismo, realizzato nel 1838 dai fratelli Cavina su commissione dell’ufficiale napoleonico Ippolito Guichard, è oggi esposto nell’atrio del Comune, autentico gioiello del XIX secolo. Da qui parte un percorso a passo lento tra meridiane e orologi solari che punteggiano edifici cittadini, sacri e civili, da Villa Cenni a Palazzo Berti-Ceroni, dal Palazzo Comunale a Palazzo Tozzoni, rivelando tracce antiche che legano cielo, pietra, luce e tempo.

Medicina: il castello che chiudeva con cento botti

Nel cuore della pianura bolognese, Medicina racconta un tempo solenne. Nel Settecento, l’orologio della Torre Civica faceva scattare alle “due ore di notte” (le 20 odierne) il segnale sonoro chiamato “cento botti”, che annunciava la chiusura delle porte del castello. Nel 1827 l’orologiaio Vincenzo Burzi vi installò un capolavoro tecnico: un meccanismo con pesi in macigno, capace di suonare le ore e i quarti “alla francese”. Dopo quasi un secolo di servizio, nel 1964 fu sostituito da un congegno elettrico. La città vanta anche un altro maestro del tempo: tale Angelo Micheli, creatore dell’orologio meccanico nella sagrestia di San Mamante, restaurato nel 1995 dall’artigiano orologiaio Giuseppe Dall’Olio.

Torre Civica, Medicina – (Foto © Sonja Vietto Ramus)

Mordano: le torri e un piccolo dispetto

Simbolo di questo paese adagiato lungo le sponde del Santerno sono le Due Torri, imponenti propilei costruiti, a fine Ottocento dall’ingegner Giovanni Brusi, in stile neomedievale ispirato all’Arsenale di Venezia. Su una di esse, nel 1884, fu installato un orologio meccanico con due quadranti mossi dallo stesso congegno. A Bubano, frazione di Mordano, la chiesa della Natività di Maria Vergine conserva un campanile con orologio datato 1874. La leggenda narra che il benefattore Cavalier Don Berzantini, in contrasto con la comunità, rifiutò di orientare i quadranti verso Mordano: dalla cittadina, infatti, si vedono solo i tondi vuoti.

Campanile della chiesa della Natività di Maria Vergine, Mordano, frazione di Bubano – (Foto © Sonja Vietto Ramus)

Ozzano dell’Emilia: orologi tra fede, sole e vigneti

Tra campagne coltivate, dolci pendii e i Calanchi della Badessa, Ozzano dell’Emilia conserva segni del tempo in perfetto dialogo con natura e spiritualità. In località San Pietro, dove borgo antico e torre – quest’ultima raffigurata nello stemma comunale – formano un unicum, c’è anche una dimora privata, Palazzo Bianchetti, che incanta lo sguardo con una meridiana tornata alla luce grazie a un recente restauro. Poco distante, due orologi solari firmati dal bolognese Paltrinieri decorano i muri di abitazioni residenziali (Casa Colina e Casa Mazzoni): il primo, con quadrante asimmetrico e motto spirituale; il secondo, su pannello, con simboli agricoli e arte sacra. In entrambi, il tempo si legge con la luce e con il cuore.

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Avatar Sonja Vietto Ramus
Sono una giornalista-fotografa freelance, iscritta all'Ordine dei Giornalisti e al GIST. Appassionata di Africa, libri e motori (a due e quattro ruote), viaggio per scrivere reportage di turismo e raccontare tutto ciò che mi incuriosisce. Mi occupo di itinerari green ma anche di rally-raid in giro per il mondo di cui scrivo per riviste italiane e straniere. Ho due grandi sogni nel cassetto: tornare in Libia e incontrare i gorilla sui monti Virunga.
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